Marina Colombo, quest’artista dipinge e costruisce le sue opere come se i colori e le forme, il disegno, la teoria che regola gli accostamenti tonali non fossero altro che i mezzi naturali per dar immagine a ciò che altrimenti non avrebbe né immagine, né voce. Ricordo un quadro bellissimo in cui dei nastri colorati dipinti con pennellate sfuggenti riempivano uno spazio rettangolare. Il concetto era semplice e la comprensione immediata, ma era straordinario come Marina Colombo aveva composto la struttura sia grafica che cromatica. Miriadi di colori e linee sinuose scosse da un vento non aveva nulla a che fare con l’aria, si percepiva piuttosto il suono di emozioni recondite e ineffabili. Ogni sua opera ha la prerogativa di avere questa sorta di divenire, quasi che ogni quadro sia l’istantanea di un processo ineffabile e inarrestabile. Un processo che ha a che fare con la naturale maturazione della materia soggetta al tempo. E’ come se il compito che Marina si è dato fosse, prima di ogni altra esplicazione artistica, il fissare un sentimento, una sensazione, un’emozione in modo che l’ineffabile abbia la scintilla dell’eterno che manca alla materia. Il talento di Marina Colombo è quella dote rara e speciale che appartiene a quel femminile che seppe dare un volto nuovo al caos e permise a un Dio Creatore di mostrarsi alle creature.
Alberto D’Atanasio curatore della mostra e docente di semiologia dei linguaggi non verbali presso Perugia.